La Lombalgia o più comunemente “Mal di Schiena” è una disfunzione del sistema muscolo – scheletrico vertebrale, è una fra le patologie più diffuse e maggiormente invalidanti, quella per cui spesso ci si rivolge a medici e specialisti. I pazienti finiscono sovente per “imbottirsi” di farmaci dopo aver peregrinato per diverse soluzioni più o meno cruente, con costi alle volte ingenti per la salute generale.
Si manifesta con un dolore localizzato nel tratto lombare della colonna vertebrale da un lato o da entrambi; può irradiarsi verso i glutei o l’arto inferiore (Lombosciatalgia).
In base alla durata della sintomatologia del dolore, la Lombalgia si divide in: Acuta, entro i 15 di giorni. Subacuta, oltre i 15 giorni. Cronica oltre i sei mesi.
Secondo molti autori, gli esseri umani nel momento del passaggio alla stazione eretta da quella quadrupedale avrebbero iniziato a soffrire di mal di schiena. Questo spiegherebbe la complessità di una postura corretta e le sue problematiche correlate.
Affligge una gran parte di popolazione, circa l’80 % è destinato a presentare una lombalgia ad un certo punto della propria vita.1
L’ 85 % dei casi non si individua una causa specifica, nonostante indagini accurate.2 Fortunatamente una buona parte di queste persone guarisce e ritorna alle proprie attività, tuttavia alcune persone presentano un dolore persistente. (Lombalgia cronica)
Il dolore è una esperienza unica in ogni individuo, essa è complessa e multifattoriale.
Le tipologie del dolore si dividono in:
A) Dolore Nocicettivo: è il dolore “fisiologico”. Insorge in un tessuto in seguito a un trauma o a un insulto termico o chimico. I nocicettori, terminazioni nervose periferiche appositamente e finalisticamente dedicate alla rilevazione di insulti e di danni tissutali, presenti in strutture somatiche (superficiali) o viscerali (profonde), vengono attivati e trasmettono l’impulso alle strutture centrali.
Il dolore nocicettivo somatico è spesso localizzato e può essere descritto come penetrante, urente, lancinante o gravativo, mentre quello viscerale è più spesso poco localizzato e può essere identificato come sordo o crampiforme, se provocato dal coinvolgimento di un viscere cavo, o lancinante o penetrante, se dovuto al danno di membrane periviscerali o mesenteri. Il dolore nocicettivo, in genere, è sensibile a tutti i farmaci più comunemente utilizzati e non costituisce quasi mai un problema clinico rilevante.
B) Dolore Neuropatico: viene causato da una disfunzione organica periferica o centrale del sistema nervoso ed è caratterizzato da un danno o una disfunzione del tessuto nervoso periferico o centrale che provoca stimolazioni nervose, croniche ed automantenentesi. Di più difficile controllo rispetto a quello nocicettivo puro, è un dolore irradiato e proiettato (distribuito al territorio innervato dalla radice al nervo compromesso); un dolore simpatico riflesso (per attivazione del sistema simpatico); un dolore da deafferentazione o centrale (per abolizione dell’attività degli interneuroni spinali inibitori).
C) Dolore Idiopatico: il dolore idiopatico è un dolore la cui origine non è conosciuta. Per estensione, si può considerare un dolore il cui livello di intensità non abbia una corrispondente immediata motivazione organica. A parte casi specifici di somatizzazione, da identificare e diagnosticare con accuratezza, in tutti i dolori cronici è presente una componente di sofferenza psicologica di cui tenere conto nell’approccio terapeutico globale.3
Fattori che possono influenzare la Lombalgia cronica:
Psicologici, stile di vita, ambito sociale, errate posture.
Secondo una stima dell’Isal (Istituto di ricerca e formazione in scienze algologiche) sono 12 milioni gli italiani che ne sono colpiti fino al punto di veder compromessa la loro qualità di vita, il lavoro e le relazioni sociali. Un’ epidemia con costi ingenti. In Italia, secondo stime provenienti dagli Istituti di medicina del lavoro, le patologie croniche del rachide sono la prima ragione nelle richieste di parziale non idoneità al lavoro specifico.4
(Estratto parziale del Capitolo I tratto dalla mia Tesi di Master in “Sistemi Sanitari, Medicine Tradizionali e Non Convenzionali)